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Il Regalo Di Natale
A. C. Meyer


Una storia dolce e piena di magia che parla di Natale e di seconde opportunità. Samuel, meglio conosciuto come Samuca, è uno scrittore di romanzi fantasy. All'improvviso la sua vita finisce gambe all'aria. Tra tutti i problemi che deve affrontare, si è impegnato a consegnare il manoscritto del suo libro entro Natale, ma è nel pieno di un blocco dello scrittore. Per aiutarlo in questo compito, il suo editore gli affianca un’assistente un po’ pazza. E i due dovranno convivere fino alla consegna del manoscritto. Per quindici giorni, accompagnato da Gabriela, Samuca affronterà un periodo in cui dovrà confrontarsi con le sue più grandi paure, ma che avrà la forza di cambiare la sua vita. Solo che non immaginava quanto...







Il regalo di Natale

A.C. Meyer

Traduzione: Benedetta De Rose



© 2020 - A.C. Meyer


Copyright © 2018 por A. C. Meyer

Redazione e copertina: Luizyana Poletto.

Traduzione: Benedetta De Rose

Questo libro è un’opera di finzione. Qualsiasi nome, luogo, personaggio ed evento sono frutto dell’immaginazione dell’autrice. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, con eventi o luoghi è pura coincidenza.

Tutti i diritti riservati e protetti dalla Legge 9.610 del 19/02/1998. Senza il previo consenso per iscritto dell’autrice, nessuna parte di questo libro potrà essere riprodotta o trasmessa con qualsiasi mezzo: elettronico, meccanico, fotografico, incisione o qualsiasi altro, fatta eccezione per l’uso di brevi citazioni in recensioni del libro.

La violazione dei diritti d’autore è un reato contemplato nella legge n. 9.610/98 e punibile ai sensi dell’articolo 184 del Codice penale brasiliano.


Alcuni suggerimenti per un regalo di Natale:

Perdono per un tuo nemico,

Tolleranza per un tuo avversario.

Il tuo cuore per un tuo amico.

Un buon servizio per un tuo cliente.

Carità per tutti.

Buon esempio per i bambini.

Rispetto per te stesso.

Oren Arnold


Per Lu, la sorella che la vita mi ha dato. Che la sua vita possa essere magica ogni giorno.




Playlist


All I want for Christmas is you — Mariah Carey

Jingle Bell Rock — Glee Cast

Santa Claus is coming to town — Michael Bublé

Rockin’ around Christmas tree — Miley Cirus

You make it feel like Christmas — Gwen Stefani

Oh holy night — Christina Aguilera

The first Noel — Glee Cast



Ascolta la playlist cliccando qui (https://open.spotify.com/user/acmeyerbooks/playlist/4BT5dzGQ8wA6bndVjUYLJy?si=WWVpp0v0T-ugY7hJ0Beb8Q).




01


In una dimensione molto lontana dalla comprensione umana esistevano esseri di luce che preservavano l’ordine dell’universo. Avevano poteri indistruttibili, si specchiavano nella fonte di tutte le virtù e trasmettevano tutta la loro saggezza agli esseri inferiori, guidando le persone nelle loro missioni. Avevano il compito di rimuovere gli ostacoli che si opponevano al compimento degli ordini di Dio, allontanando gli spiriti malvagi che tormentavano gli umani per deviarli dai loro scopi, e mantenendo così al sicuro le creature e l’ordine della Divina Provvidenza. Erano esseri molto importanti, perché erano in grado di trasmettere conoscenza ed energia divina. Immersi nella forza di Dio, questi esseri illuminati riversavano spesso benedizioni dall’alto sotto forma di miracoli.

Ovviamente Gabriela non era uno di essi. Ogni qualvolta sentiva Angela, una dei guardiani e sua guida, chiamare il suo nome, si chiedeva: cosa avrò fatto di male adesso?

- Ciao? - rispose quasi chiedendo, non sapendo cosa volesse la guardiana da lei. Da quando era giunta lì, era passata sotto diversi guardiani, ma non era ancora riuscita a raggiungere un grado di abilità sufficiente per passare a un livello superiore. Ogni volta che aveva l’opportunità di mettere in atto ciò che aveva appreso, succedeva qualcosa e tutto andava per il verso storto. Fu quello che successe l’ultima volta. Finì in una grande confusione quando, per un problemino di scioltezza della lingua, fece sì che una tonnellata di cioccolata fuoriuscita da una fabbrica in Germania andasse a ricoprire una strada intera. Sulla Terra i giornali attribuirono la colpa a un piccolo difetto tecnico, ma lei, Angela e tutti gli altri angeli e guardiani, sapevano chi fosse il vero colpevole. Ancora oggi, nonostante fossero passate alcune settimane, Gabriela continuava a morire di vergogna quando incontrava il Grande Guardiano.

- Avvicinati, mia cara - la voce dolce di Angela la invitò, e lei la seguì fino al suo tavolo.

Gabriela si avvicinò esitante, come succedeva tutte le volte che entrava nella stanza di uno dei guardiani, ma l’anziana le rivolse quel sorriso che aveva il potere di calmare tutti gli angeli, dai più giovani ai più anziani come lei. I suoi vivaci occhi azzurri la osservavano con affetto e la guardiana fece segno alla ragazza di avvicinarsi ancora.

Questa sorrise e Angela annuì mettendosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli lunghi fino al mento e tanto bianchi da sembrare una nuvola. Gabriela trovava incredibile che la guardiana si mostrasse tanto gioviale nonostante i suoi capelli brillassero come un’aureola.

- Ho una missione per te, mia cara - parlò e la sua espressione era seria per la prima volta.

- Ah...davvero? - chiese Gabriela arrotolandosi una ciocca di capelli biondi sulla punta del dito, era già nervosa e sentiva il peso della responsabilità.

- Naturalmente - disse alzando gli occhi, come se la domanda della ragazza fosse del tutto superflua. Il che aveva senso, poiché da apprendista non doveva dubitare quando una guardiana diceva di avere un compito per lei.

Spero solo che non riguardi nessun tipo di dolci, pensò.

- Certo - mormorò, guardando in basso mentre muoveva i piedi.

- Devo dirti, mia cara, che questa è una missione molto speciale. Dopo quello che è successo le ultime due volte, il Grande Guardiano era deciso a retrocederti alla carica di aiutante, ma sono riuscita a convincerlo a darti un’altra possibilità. L’ultima - sottolineò.

La giovane rabbrividì a quelle parole e sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Essere stata promossa apprendista era stata una grande conquista e tornare a essere un’aiutante sarebbe stato il disonore più grande che un angelo potesse mai ricevere nel regno dei cieli. Era come firmare un certificato di incapacità e tutti, senza alcuna eccezione, avrebbero saputo che aveva fallito con le sue guide e i suoi guardiani.

- Ma... ma... - iniziò, ma la guardiana alzò l’indice, e la ragazza tacque immediatamente.

- Hai un cuore dolce e puro, Gabriela, ed io ho fiducia nel tuo potenziale. E poi, tra ragazze ci si deve aiutare, giusto? - Sbatté le palpebre e sorrise. - So che hai... Alcune difficoltà, mia cara, ma ho bisogno della tua dedizione totale a questa missione.

Gabriela si mise una mano sul petto e sentì una stretta al cuore. Che la guardiana riponesse la sua fiducia in lei era un grande onore, ma allo stesso tempo sapere che quella era per lei l’ultima possibilità di dimostrare di essere degna di proseguire il suo percorso era fonte di preoccupazione.

Angela si alzò, la prese sottobraccio e la condusse davanti a un grande schermo posto sull’altro lato della stanza. Dopo aver premuto alcuni pulsanti, lo schermo si accese e comparve un posto bellissimo. Marcela, la migliore amica di Gabriela - che era stata da poco promossa grazie al successo di una missione -, le aveva già parlato di quel dispositivo. Era collegato alla Terra e trasmetteva in tempo reale tutto ciò che succedeva laggiù. Era incredibile! Era la prima volta che la ragazza vedeva quel dispositivo di cui tanto aveva sentito parlare e ne era affascinata.

- Che bel posto... - mormorò mentre osservava la città illuminata. All’improvviso notò gli chalet in stile coloniale e un brivido le corse lungo la schiena. - Avrò di nuovo a che fare con i tedeschi? - chiese allarmata. - Ma quanto alla lingua...

Angela sollevò la mano e la interruppe.

- Quel luogo si chiama Gramado. Si trova nel Sud del Brasile.

- Ohhh - mormorò la ragazza, tornando a guardare lo schermo. - E cosa dovrei fare questa volta?

La guardiana guardò nella sua direzione, osservandola attentamente.

- Questa volta è diversa dalle altre, dovrai andare là.

La ragazza spalancò la bocca. Gabriela non era mai uscita dal regno dei cieli per una missione. Mai. Le aveva eseguite tutte a distanza e, pensandoci, sospettò che forse era proprio per quello che non erano andate tanto bene.

- Per questo si tratta di una grande missione, mia cara - disse Angela e concentrò tutta la sua attenzione su di lei. - La tua missione è riparare un cuore spezzato.

- Una questione di cuore? - chiese la giovane. Adorava i casi che avevano a che fare con storie d'amore. Era così bello vedere le coppie per sempre felici e contente!

- In realtà no. È un caso... hm... generale.

- Ok... - mormorò invitandola a continuare dato che non aveva la minima idea di cosa un caso... generale... comprendesse.

- Sarai trasportata fin là e dovrai interagire con gli umani - disse, e la giovane spalancò gli occhi. - Trascorrerai del tempo con Samuel e lo aiuterai a ricucire il suo cuore.

- Ma come... come... farò?

- Lo saprai quando arriverai là - disse, rimanendo misteriosa. Ma prima che Gabriela avesse l’opportunità di ribattere, continuò - quindi, mia cara, è molto importante che ricordi sempre queste tre cose: nessuno deve sapere da dove vieni o sapere cose che ci riguardano; devi portare a termine la tua missione entro la notte di Natale. Quando la campana suonerà la mezzanotte, il tuo tempo sulla Terra sarà finito.

La ragazza annuì, sentendosi stordita.

- E la terza e più importante: poiché avrai forma umana, proprio come gli altri, sarà il libero arbitrio a guidare il tuo destino. Resta concentrata sulla missione e sta’ attenta alle scelte che farai.

- Qualcuno mi aiuterà? E come saprò chi è questo Samuel? Sono molto confusa, Angela. E...

Ma ancora una volta la guardiana la interruppe.

- Tutto sarà chiaro una volta che sarai laggiù. E ogni volta che avrai bisogno di me, troverai le risposte ai tuoi dubbi nel candore dei bambini. Ora va mia cara. Ci vediamo a Natale.

E, con uno schiocco di dita della sua consigliera, il mondo che conosceva svanì nel nulla.




02


Primo giorno

Davanti al computer, con l’editor di testo aperto, Samuel chiuse gli occhi toccandosi ripetutamente la punta del naso con l’indice, come se così l’ispirazione potesse apparire per magia. Fece un sospiro profondo, spinse indietro la sedia girevole e decise di andare in cucina a farsi un caffè. Aveva letto in qualche sito internet che la bevanda favoriva la concentrazione e stimolava la creatività, ma dopo la quarta - o forse la settima? - tazza del giorno, più che altro si sentiva elettrico.

Era sul punto di premere il pulsante della sua migliore amica, la caffettiera, quando sentì bussare forte alla porta.

- Cazzo - sbuffò, passandosi la mano sul viso, con la barba incolta, e sui capelli, che a quel punto della giornata erano ancora più disordinati di quando si era alzato dal letto. Passando tutto il giorno a casa da solo, non c’era motivo di pettinarsi o di radersi. Questo se non fosse stato disturbato da visitatori inaspettati e scomodi.

Il rumore alla porta si fece ancora più forte e, snocciolando una serie di imprecazioni, il ragazzo andò fino alla sala e girò la chiave, sapendo già chi avrebbe trovato dall’altro lato dello spesso portone.

- Non ti avevo detto di lasciarmi in pace, JP? - borbottò quando vide il suo editore attraversare la soglia ed entrare in casa come fosse il proprietario di quel posto.

Da quando le cose avevano iniziato ad andare male, poco più di sei mesi prima, la sua vita era completamente finita a gambe all’aria: la rottura del suo fidanzamento, l’allontanamento dal fratello - con il quale era molto legato prima che succedesse tutto -, l’impossibilità di allungare il termine di consegna del manoscritto e la perdita del suo migliore amico (che era anche il suo agente) - il che giustificava la presenza dell’editore a casa sua. Da quando la bomba era esplosa, JP si era assunto la responsabilità di cercare di mantenerlo concentrato per portare a termine il manoscritto e fare onore al sostanzioso anticipo che aveva ricevuto.

- Come ti ho già detto - disse JP, camminando all’interno della sala e passandogli accanto ignorando completamente le sue parole ostili. Ormai era abituato. Nel profondo JP sapeva che can che abbaia non morde. Soprattutto quello. -, lo chalet, nonostante sia un po’ lontano dal centro, è molto confortevole...

Samuca aggrottò la fronte, chiedendosi perché il suo editore si comportasse come un agente immobiliare, ma prima che avesse il tempo di chiedere cosa stesse succedendo, sentì un mormorio accanto a sé. Distolse lo sguardo da JP e si imbatté con la ragazza più... carina che avesse mai visto in vita sua. Aveva una folta chioma di capelli biondi che cadevano in onde sulle spalle. La ragazza socchiuse gli occhi, di un blu così brillante da sembrare colorati artificialmente, osservando l’interno dello chalet. I suoi tratti erano molto delicati, perfettamente proporzionati alla sua minuta statura - di, almeno, trenta centimetri meno di lui - il che risvegliava un istinto di protezione. Lo stesso che vide riflesso negli occhi di JP e che giurò a sé stesso di non provare mai più dopo essere stato preso in giro in quel modo. Senza dubbio era bella. Ma, oltre a questo, aveva una luce giovane e vivace che avrebbe potuto contagiare anche il più serio dei mortali.

Eccetto lui, è chiaro.

La ragazza gli passò davanti, ma lo ignorò, completamente concentrata sul luogo. Era così affascinata da ciò che stava guardando che sembrava avesse di fronte l’ottava meraviglia del mondo e non uno chalet ai confini di Gramado, lontano da tutto e da tutti - grazie a Dio.

Quando fece alcuni passi verso di lui, il ragazzo osservò il suo corpo curvilineo completamente vestito di bianco, con pantaloni attillati, camicia, giacca e persino le scarpe da tennis, stile Converse, completamente bianchi. Sembrava quasi che... brillasse... se ciò fosse stato possibile.

Ah, merda, sto delirando, pensò Samuca tra sé e sé. Deve essere colpa di quell’ultima tazza di caffè, si giustificò mentre sbatteva con forza la porta dietro di sé. Scuotendo la testa, decise di riprendere il controllo della propria vita. O della sua casa, almeno.

- Posso sapere che cazzo succede? - chiese con un grugnito, e JP smise di parlare spostando lo sguardo dalla ragazza su di lui. Samuca lo fissò con rabbia, sperando che il suo tono fosse feroce quanto bastava per cacciarlo di là. Quando guardò verso la ragazza, si sorprese nel vedere che questa si era portata le mani alla bocca e aveva gli occhi strabiliati, come se fosse scioccata dal suo comportamento.

JP scosse la testa in segno di disapprovazione e tornò a guardare verso la ragazza.

- Gabriela, questo è Samuca. - disse indicandolo. - Perdona i suoi modi - disse JP con un sorriso gentile. - Ha passato così tanto tempo lontano dalla civiltà che deve aver dimenticato come si ricevono gli ospiti.

- Gli ospiti sono benvenuti solo quando sono invitati... In questo modo è possibile rifiutarsi ed evitare questo... malessere - brontolò Samuca guardando verso la ragazza di cui ora conosceva il nome.

- Ti ho inviato una mail due settimane fa, avvisandoti che sarei venuto con la tua nuova assistente. Ovviamente tu non l’hai aperta, come fai con la maggior parte delle mie mail.

- Certo che non l’ho aperta. Non ho tempo da perdere in chiacchiere, dopo tutto ho un manoscritto da consegnare - ribatté e guardò di nuovo Gabriela, riuscendo a fatica a distogliere lo sguardo.

- Che non è pronto... - disse JP, e Samuca alzò le spalle.

- Quindi. Al di là di questo, non mi serve una nuova assistente.

Riuscendo finalmente a toglierle gli occhi di dosso, il ragazzo passò davanti ai due imprecando a bassa voce e venne colto di sorpresa dalla voce cristallina che sembrava avvolgergli l’intero corpo.

- È evidente che hai bisogno di un’assistente - disse la ragazza a bassa voce. - La casa è un disastro. Il tuo lavoro è in ritardo. E tu hai bisogno di un corso di buone maniere. E di un bel taglio di capelli.

Le sue parole lo paralizzarono, e fu sorpreso dall’audacia della ragazza, che a mala pena sembrava aver finito la scuola, anche il tono della sua voce non conteneva altro che gentilezza.

- Che merda... - iniziò, ma perse l'attenzione della ragazza quando questa si mise a guardare intorno alla stanza sembrando ben determinata. Evidentemente stava cercando qualcosa. Quando sembrò trovarlo, attraversò la stanza, andò fino al tavolo all’angolo e prese un barattolo di vetro.

- Questo deve servire per... - mormorò tra sé e sé e alzò il barattolo verso di lui. - Dove sono quelle cosette? - chiese con un sorrisino.

- Quali cosette? - chiese Samuca con la fronte aggrottata, e lei si voltò verso JP.

- Quelle cosette che lei ha usato per comprare il caffè - spiegò all’editore, che la osservava come se fosse diventata pazza.

Dopo alcuni istanti in cui i due uomini si scambiarono sguardi per cercare di capire cosa la ragazza volesse, JP chiese:

- Monete? - Ne tirò fuori qualcuna dalle tasche.

- Esatto! - esclamò e tutto il suo viso si illuminò di allegria. Samuca non poté evitare di pensare che quella ragazza fosse davvero strana. - Qual è quella che vale di più? - chiese a JP, che le porse una moneta da un real. - Ne hai una di queste? - chiese la ragazza a Samuca. Questi si chinò sul tavolo al centro della stanza, prese due monete da cinquanta centesimi e le porse alla ragazza, che gli rivolse un sorriso soddisfatto. Prese le monete, le mise dentro al barattolo di vetro. - Benissimo. È pagato.

Samuca sbatté varie volte le palpebre e inclinò la testa, cercando di capire cosa stesse farfugliando quella pazza.

- Cosa?

- Per ogni imprecazione, una... moneta - disse e guardò verso JP, come per ricevere approvazione.

JP scoppiò in una risata fragorosa.

- Sarà molto interessante... - mormorò continuando a ridere.

Impaziente e inquieto per la presenza dei due, Samuca fece un lungo sospiro e disse:

- Quando avete finito con gli scherzi, fate un colpo. Ho ben altro da fare.

Mentre si girava in direzione della cucina, venne interrotto dalla dolce voce della ragazza.

- JP, grazie per il passaggio. Prometto di non deluderla - disse con una tale serietà che sembrava gli stesse promettendo di ristabilire la pace nel mondo.

Intanto tutto fu molto chiaro, e Samuca capì che la ragazza sarebbe rimasta. Lì. A casa sua. Nel suo rifugio. Dove lui non voleva nessuno.

Ah, questo no.

- Non so cosa vuoi, ma non resterai qui - ribatté, sapendo di risultare sgarbato, ma non gli importava. Tutto quello che voleva era la sua vecchia solitudine. - Non ti voglio in casa mia.

JP si offese per le sue parole scortesi, ma la ragazza sembrò non ascoltarlo.

- Samuca! - protestò l’editore mente la ragazza iniziava a camminare per la stanza osservando tutto ciò che aveva intorno, mentre mormorava tra sé e sé, facendo considerazioni su quella che sarebbe stata la sua nuova casa. - Gabriela resterà con te fino a Natale. È il termine ultimo per la consegna del manoscritto.

Lo scrittore mugugnò un lo so, ma non distolse gli occhi dalla ragazza che camminava in direzione del corridoio.

- Non ho bisogno di lei qui - protestò.

- Resterà per semplificarti la vita. Terrà in ordine la casa, scriverà quello che vuoi, si assicurerà che ti alimenti e che consegni quella merda di manoscritto.

Gabriela si voltò verso i due indignata, attraversò di nuovo la sala e prese il barattolo di vetro, porgendolo a JP. Questo estrasse una banconota da due real dalla tasca e la mise nel barattolo.

La ragazza sorrise, soddisfatta, rimise il barattolo sul tavolo e riprese a camminare. Samuca ruotò gli occhi e protestò.

- Non voglio nessuna pazza qui, JP. Ho bisogno di pace, non di una fanatica del barattolo che censura le mie parole.

- Non sono una fanatica del barattolo - mormorò tranquillamente la ragazza, senza sembrare offesa da tutte le parole che il giovane aveva detto su di lei. - Dov’è l’albero di Natale? - chiese, cambiando argomento così velocemente da lasciarlo confuso.

- Cosa?

- L’albero di Natale. Mancano quindici giorni alla grande notte. Dov’è il tuo? - chiese, sembrando davvero curiosa e persino preoccupata.

- Vi lascio discutere di questi... hm... dettagli - disse JP, lasciando sorpreso il ragazzo con il suo tentativo di fuga. Ma prima che quest’ultimo potesse impedirglielo, l’editore continuò. - Gabriela, se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiamami. Buona fortuna. - Si voltò e uscì.

- JP, hai dimenticato il tuo pacco qui. - Si gettò alla porta e gridò all’uomo che era già salito in auto ed era filato via. Figlio di buona donna.

- Non vedo nessun pacco. - Samuca sentì la voce di Gabriela, si girò e la vide guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa. - Sono sicura che non abbia portato nessun pacco... - Aggrottò la fronte, sembrando confusa. Il ragazzo non poté fare a meno di pensare che erano molto carina con quell'espressione.

- Sei tu il pacco - bofonchiò, infastidito dal vedere bellezza in quell’intrusa, e sbatté la porta. Quando si voltò, lei stava guardando nella sua direzione e sembrava divertirsi.

- Non sono un pacco, sciocco. Sono una ragazza. La tua... hm... assistente - disse, mostrando orgoglio nel pronunciare quelle parole. - Dov’è la tua famiglia? - chiese.

- A casa loro - La risposta non fu esente da un grugnito. La ragazza inclinò leggermente la testa a destra e lo osservò, aprendo la bocca stupita.

- Non abiti con la tua famiglia? - Lui fece cenno di no con la testa. - Come fai per stare con tua... moglie?

Al sentire quella parola Samuca non poté fare a meno di aggrottare la fronte.

- Ti sembro il tipo da avere una moglie? - chiese sarcastico, e lei rispose, ma le sue parole erano completamente prive di ironia.

- Assolutamente no... sei troppo scontroso.

La ragazza si voltò mentre lui sbuffava e iniziò a seguirla per la casa.

- Ehi, dove stai andando?

- A fare qualcosa! - disse animata e continuò per il corridoio come se fosse pronta a trovare un tesoro. - Ho molte cose da fare.

Senza alternativa, il ragazzo la seguì, per evitare che quella pazza combinasse qualche disastro in casa sua.





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